Un doveroso ringraziamento ai nostri "ispiratori"

Si sente a volte la necessità (direi quasi il dovere) di condividere le proprie esperienze, conoscenze e passioni.
Nell'ambito della scienza e della tecnica si è sempre ben consci della propria ignoranza, ma si avverte al tempo stesso l'importanza di comunicare quanto si conosce agli altri, soprattutto ai più giovani e meno esperti.
La cosa più importante poi non risiede in quelle poche schegge di esperienza che si riescono a condividere, quanto nella passione che ci ha permesso di acquisirle.
Trasmettere una scintilla di quella passione è tanto difficile quanto fondamentale.
Ognuno di noi ha avuto uno o più ispiratori che ci hanno istradato lungo il cammino di un "hobby" o di una professione.
Io dovrei ricordare l'amico conosciuto al mare che mi disegnò su un foglio di carta da lettera (che ancora conservo) lo schema e le istruzioni per costruire la mia prima radio "a galena" (in realtà utilizzava un bel diodo al germanio OA81 che ancora conservo gelosamente) e tanti, tanti altri, amici, conoscenti e colleghi, che hanno segnato la mia vita fornendomi idee ed ispirazione.

Non posso tuttavia non menzionare particolarmente un signore che, pur non avendolo io mai incontrato, ha influenzato più di tutti la mia vita e che rimane tuttora un riferimento ed un modello ideali: Guglielmo Marconi.

Guglielmo Marconi, padre della radio e primo radioamatore

Guglielmo Marconi, padre della radio e primo radioamatore

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sabato 31 gennaio 2009

Fantascienza ed uso commerciale dello spazio

Da appassionato lettore di romanzi di fantascienza (in realtà leggo un po' di tutto, ma la fantascienza è il genere che forse mi rilassa di più), sono anche un assiduo frequentatore di bancarelle di libri usati.
Recentemente ho fatto incetta di vecchi numeri di Urania (circa una sessantina), che mi basteranno, spero, almeno per un anno.
Fra questi ho appena finito di leggere "La discesa di Anansi" di Larry Niven e Stephen Barnes (Urania, 1188 del 1992). Larry Niven è per inciso l'inventore del "Ringworld", di cui vi parlerò forse in un prossimo post.
Voglio ora invece riportare l'"incipit" del romanzo:

"Il 16 ottobre 1970, il consiglio di amministrazione della Comsat dichiarò un dividendo di 12,5 centesimi per azione. Ciò equivaleva a circa un milione di dollari, e rappresentava una pietra miliare: i primi soldi guadagnati dal pubblico tramite un'impresa spaziale.
La Comsat aveva impegato poco più di sei anni per ammortizzare la spesa iniziale ed ottenere dei dividendi da quell'operazione."

A volte ci si lamenta che l'uso commerciale dello spazio stenti a decollare, ma si sta effettivamente pensando ad industrie lunari o a bordo della stazione spaziale, per produrre nuovi materiali, circuiti a semiconduttore o nuovi farmaci.
In realtà lo spazio è già un lucroso "business": basti pensare ai cospicui guadagni che aziende di telecomunicazioni come Eutelsat riescono ad ottenere ogni anno.
Mancano ancora applicazioni commerciali di tipo più propriamente manufatturiero: evidentemente non siamo stati finora abbastanza creativi.

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